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Sono Giovanni Villarà, Maestro d'Arte, pittore non figurativo, ideale continuatore delle esperienze e delle Avanguardie pittoriche della prima metà del '900 dove artisti quali Léger, Delaunay, Mondrian, Kandinskij, Malevich ecc.(in Italia Radice, Magnelli...), partendo da esperienze figurative ma elaborando le scoperte e l'evoluzione pittorica iniziata da Cezanne e proseguita dai Cubisti, riuscirono a "liberare" l'Arte Pittorica dalla figura e dall'obbligo della rappresentazione, innalzandola a "realtà in sé" e proiettandola alla ricerca di esperienze visive totalmente libere e prive dei confini imposti dai riferimenti visibili.
Dopo di allora, negli ultimi decenni del secolo scorso (e nel primo di quello in corso), l'Arte pittorica (che qualcuno ha pure voluto dichiar morta e seppellita..) ha subito, a mio giudizio, un moto di riflusso che l'ha riportata, da un lato alla rappresentazione, dall'altro ad una concettualità parossistica sempre più lontana dall'essenza stessa di "arte".
Credo che "arte" sia, più d'ogni altra cosa, manifestazione del sé in rapporto alla realtà; credo anche che la realtà sia cosa ben più complessa che non il mero visibile..., che abbracci l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, scandagliando l'inconoscibile complessità del nostro inconscio e quella, non meno problematica, delle dinamiche fuori di noi; e poi c'è la realtà "possibile": quella che scorre accanto a noi ma su piani diversi ed ipotetici...
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28.07.2012 17:42NUOVA EVOLUZIONE
A differenza di coloro che interpretano il mestiere di pittore d'arte come opportuntà di guadagno attraverso l'adesione ai consueti "abboccmenti" traffichini e l'adeguarsi alla moda del momento e al "vento cuturale" che soffia, l'artirsta vero va dritto per la propria strada, evolvendosi di continuo e sperimentando continuamente nuove soluzioni al "probelma espressivo"...
Per questo motivo, personalmente, continuo a "mutare" pur mantenendo gli stessi proponmenti iniziali e gli stessi strumenti di lavoro. L'ultima evoluzione del mio percorso è realtiva all'inserimento, all'interno del campo di lavoro (della tela), di elementi chiaramente figurativi (intendendo elementi che non si limitano ad alludere alla realtà vsibile ma che la riproducono (sia pur stilizzata o simbolica)... Tale scelta risponde all'esigenza di non limitare l'espressione ad elementi "astratti", nella convinzione che visibile e immaginabile son parte della stessa realtà.
Una "macchia informe" vale, compositivamente, quanto un quadrato o un parallelepipedo e questo ultimi hanno la stessa valenza di una figura umana o di un edifcio ecc. Si tratta di prendere atto che, all'interno del campo visivo su cui si opera, non esistono elementi "proibiti" ma tutto più coesistere per formare un tutt'uno armonico artisticamente e signficativo nel messaggio.
Naturalmente gli integralisti delle due "opposte fazioni" si scandalizzano di fronte ad una simile scelta ma... gli integralisti sono integralisti e il loro parere vale soltanto ad indirizzare la critica e il mercato, due elmenti che l'artsta (quell vero) tiene in conto quanto un inuit tiene in conto un frigorifero...